Premessa
21-25 Marzo, Teatro Olimpico di Roma, va in scena lo spettacolo Nuove stelle con i giovani danzatori dell'Accademia del Teatro alla Scala. Prendo due biglietti al volo e al buio, senza nemmeno sapere cosa danzeranno. Non posso perdermi l'occasione di vedere questi talenti.
Venerdì 23 Marzo: mi arriva una mail, lo spettacolo del 25 è stato annullato. Che strano. Chiamo il teatro, mi trovano posto per sabato sera. Ancora più strano.
Iera sera arriviamo a teatro, ritiriamo i biglietti, nessuno in fila. Una maschera vestita in maniera imbarazzante ci accompagna al nostro posto. A cinque minuti dall'inizio dello spettacolo torna ad avvisare i pochi spettatori della galleria che è possibile spostarsi più avanti o addirittura scendere in platea, nelle prime file ci sono molto posti liberi. Mi affaccio dalla balconata: il teatro è praticamente vuoto. Svelato l'arcano dell'annullamento della data. E da qui inizia la mia riflessione.
Che l'eccelleza italiana della danza, niente di meno che il Teatro alla Scala, debba annullare delle date nella Capitale per assenza di spettatori, mi sembra veramente assurdo. Eppure è così. E questo non è altro che lo specchio della realtà in cui si trova a vivere oggi la danza in Italia.
Fondi inesistenti, teatri vuoti, spettatori disinteressati o disillusi e giovani come me che vorrebbero fare tanto ma non sanno proprio da dove cominciare, in questo immenso caos.
E' inutile dire che mi aspettavo un'accoglienza diversa a Roma; pensavo fosse possibile un'interessante interazione tra il Teatro dell'Opera e la Scala e tra i loro giovani danzatori, per permettere loro di confrontarsi e di crescere. Se ci arrivo io, che non sono nessuno, non dovrebbe essere così difficile capirlo, per chi sta agli alti vertici delle due compagnie, o no??! Solita competizione sterile e chiusura mentale che dominano il mondo della danza italiana degli ultimi anni.
Per non parlare della gestione marketing e comunicazione dello spettacolo: pubblicità scarsa e tardiva (con conseguenze preannunciate sul numero degli spettatori) e in loco nemmeno un misero programma di sala. Non dico molto, basterebbe impegnarsi un minimo per fare meglio di così.
Sbagliata anche la scelta dei pezzi portati in scena. Far danzare ad allievi ancora troppo giovani e acerbi estratti da brani complessi e introspettivi come Evening Songs, coreografia di Jiří Kylián, con musica di Antonín Dvořák; Larmes blanches, coreografia di Angelin Preljocaj, musiche di Johann Sebastian Bach e Gymnopédie, coreografia di Roland Petit, su musica di Eric Satie, è stato un vero suicidio. Non fraintendetemi, i danzatori sono bravi, si percepisce chiaramente tutto il loro duro lavoro fatto in sala danza. Ma, per la politica costrittiva della Scala, si vede anche quanto siano inesperti di palcoscenico. Coinvolgimento con il pubblico: zero. Insicurezza dettata dalla poca esperienza, che si nota.
Per fortuna che lo spettacolo si è risollevato nel secondo atto, con il famossimo Regno delle Ombre tratto da la Bayadere, coreografia tradizionale di Petipa e musiche di Minkus. Le allieve dell'Accademia, tranquillizzate dalla sicurezza data loro dal tutù bianco e scarpette da punta, si sono finalmente potute esibire nel loro habitat naturale, e finalmente la loro gioia di danzare, e di confrontarsi con i grandi classici del repertorio, si è vista tutta. Una bella emozione, movimenti puliti e tecnica abbastanza consolidata. Meritano una menzione soprattutto le tre soliste e il ballerino (mi dispiace non poterli nominare, ma non avendo il programma di sala....)
Insomma, tante cose su cui riflettere e tantissime altre da migliorare nel panorama della danza italiana. Io sono certa che si possa fare tanto, basta volerlo. Certo è, che così le cose non possono più continuare.