Uno dei più grandi attori italiani di sempre raccontato da uno dei migliori attori italiani di oggi. Marcello Mastroianni e Pierfrancesco Favino, “Icone”: titolo quanto mai appropriato per la serata a cui ho partecipato Lunedì 5 Dicembre, organizzata da Farnese Cinema Lab, presso il cinema Farnese Persol. Un omaggio al divo de “La Dolce Vita” e un incontro con uno dei pochi bravi attori italiani apprezzati anche all’estero.
Figlia della Rimini di Federico Fellini, Mastroianni ha da sempre esercitato su di me un grande fascino. E sai che novità, potrete obiettare. Lo ritengo l’attore più carismatico di tutti i tempi e la sua figura personale e professionale ha sempre destato in me grande interesse. Allo stesso modo è stato capace di incantarmi Pierfrancesco Favino, che ho avuto il piacere di incontrare.
Un fascino moderno e violento, che ti ammalia. Un uomo colto e intelligente, in grado di discutere con acume di qualsiasi argomento, di passare dalla filosofia a Leopardi, dalla storia all’economia italiana. Bello fuori e profondo dentro, ma che, come dice lui stesso, combatte con la sua identità da camionista. Un conflitto che lo rende “schizofrenico”, e non si fa nessun problema a scherzarci su:
“Sono schizofrenico in un certo senso. C’è chi per questo va in cura e chi si paga l’affitto!”.
Un conflitto nato da come un attore vuole che sia la sua immagine in contrasto a come la sua stessa immagine viene costruita dagli spettatori. E che, come dice Favino, “non può essere appieno tua, a meno che tu non sia estremamente narcisista.”
Intervistato da Angela Prudenzi e Mario Sesti, Favino racconta Mastroianni attraverso un intervento non eccessivamente costruito, attraverso parole incisive e di una profondità rara. Inizia il suo racconto con il rapporto che aveva instaurato, tramite lo schermo cinematografico, con Mastroianni e gli altri grandi attori dell’epoca. Erano per lui, come per tanti altri, quasi parenti, persone di famiglia a cui si era affezionati e a cui si voleva bene. Solo un attore eccellente ha questa capacità, tanto che alla sua morte Favino ricorda il vuoto provato e il dolore percepito.
La chiacchierata si concentra in particolare sul rapporto tra Mastroianni e Fellini, che l’attore definisce come unico e speciale: Mastroianni si fidava ciecamente dell’amico regista e si lasciava trasportare tranquillo nel suo mondo strambo fatto di sogni. Accettò di girare 8½ dopo aver visionato una sceneggiatura formata soltanto da un disegno di un uomo con un membro gigante che nuota nell’acqua: nessun altro attore avrebbe mai potuto fare lo stesso.
Favino ci parla anche della presenza scenica che Mastroianni aveva e della sua grande cultura in fatto di cinema, di cui era totalmente innamorato, definendolo “quasi un tecnico”: “Mastroianni era estremamente preciso, aveva i tempi perfetti del carrello cinematografico, che lo benediva per la sua fisicità, per la sua voce, per i suoi gesti.”
Alla domanda su quali siano i suoi film preferiti, interpretati da Mastroianni, Favino, in difficoltà perché ne vorrebbe indicare tanti di più, risponde, oltre che con 8½, del quale confida di essere innamorato da sempre, con Una giornata particolare (film di grande poesia interpretato insieme alla Loren, in cui Mastroianni veste i panni di un omosessuale) e a pari merito con I soliti ignoti e Oci ciornie.Dunque non solo ruoli da eroe donnaiolo, ma il Mastroianni dei personaggi più riflessivi e introspettivi
L’intervento si conclude con una riflessione amara sul cinema italiano di oggi, che, come afferma la Prudenzi, è dai tempi de La vita è bella che non riesce più a decollare. Favino dà la sua personale ma condivisibilissima lettura del problema: “Lo stato di salute del cinema italiano corrisponde allo stato di salute della scuola, dell’università, dell’economia e dell’industria. Il cinema italiano produce quello che produce il paese.” E’ per questo che il neorealismo, la più importante scuola di cinema italiano, nacque nel momento di maggior splendore e fioritura del paese. “Abbiamo mandato a casa i padri del nostro cinema ma prima forse dovevamo imparare da loro. E’ per questo che anche il pubblico ha abbandonato il cinema italiano. Per andare avanti è necessario togliersi di dosso il bianco e nero, e rispettarlo sempre.”
Il tutto infarcito da simpatiche imitazioni della voce di Mastroianni, e sembra quasi che Marcello, per qualche secondo, riviva attraverso Pierfrancesco. Per finire, l’unico aneddoto che lega i due attori: Favino incontrò solo una volta Mastroianni, nella hall di un hotel a Venezia, e cercò per tutto il giorno di trovare il coraggio per andare a dirgli: “Sa, io vorrei fare l’attore”. Non la trovò mai. E il rammarico di Pierfrancesco non può che strapparci un sorriso e farci riflettere ancora sul grande attore italiano che anche tutti noi avremmo voluto conoscere almeno una volta nella nostra vita.
Postato con la Fabi :)
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