sabato 7 gennaio 2012

Mattinata al castello...


Spesso siamo costretti, per mancanza di tempo o di voglia, a dover frequentare sempre gli stessi posti.
Non vi capita mai di pensare: oggi voglio fare qualcosa di diverso?
Io adoro trovare cose nuove da fare, posti nuovi da visitare. E passare una giornata diversa.
Stamattina, ultimo giorno di vacanza, la nostra 500nera ci ha portato in un luogo magico e pieno di storia.
Per ciò che rappresenta, ma anche per la mia famiglia.
San Leo è una storica città d'arte del XII secolo, capitale del Montefeltro. 
Di qui sono passati Dante e San Francesco, e viene ricordata per essere stata prigione dell'alchimista Conte di Cagliostro e del patriota Felice Orsini.
Umberto Eco, che ha ricevuto la cittadinanza onoraria nel 2011 (si dice infatti che proprio da San Leo egli abbia tratto ispirazione per l'ambientazione del suo romanzo più famoso, e capolavoro della letteratura italiana contemporanea, Il nome della rosa), lo definisce come "uno dei borghi più belli d'Italia".
E le sue parole non potrebbero essere più vere. 
Perfettamente conservata e mantenuta, San Leo custodisce ancora in sè quell'atmosfera antica, maestosa e piena di mistero. Nonostante il passare dei secoli, si respira ancora quell'aria medievale e rinascimentale, e sembra quasi di tornare indietro nel tempo, come per magia.
Anzi, tra i suoi torrioni, tra il Duomo e la Pieve e nel sentiero tra il bosco che porta alla fortezza, il tempo sembra quasi non scorrere più, sembra quasi fermarsi. 
Sono tornata a San Leo dopo tanti anni. 
I miei bisnonni abitavano proprio qui, ai piedi della Rocca, nel comune di Maioletto, al Poggio. 
Oggi non ci abita più nessuno. La casa vecchia è fredda, la stufa e il camino non riscaldano più. 
Ma la vista di San Leo da quella casa è piena di ricordi.
Di Natali trascorsi insieme a quella famigliona rumorosa e numerosissima, che non finivano più.
Di estati trascorse qui con la nonna o con le amiche.
Di partite a briscola con i vicini. Di bruschetta calda con l'olio. 
Degli zii che portavano noi bambini là, alla Rocca.
Gli anni scorrono, le stagioni cambiano, gli alberi invecchiano.
Ma l'incantesimo non finirà mai.
Che sia tutta colpa di Cagliostro?

Mi scuso per la scarsissima risoluzione delle foto, ma sono state scattate con l'Iphone. 
Mi sono dimenticata la Nikon a casa. 
Lo so, sono una pessima blogger.
Ma non potevo non condividere questa bellezza con voi, anche se sfuocata.
 
  

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