venerdì 23 marzo 2012

Recensione del film Magnifica Presenza di Ferzan Ozpetec

Titolo: Magnifica presenza
Paese: Italia
Anno:2012
Durata: 105 minuti
Regia e sceneggiatura: Ferzan Özpetec
Produzione: Domenico Procacci, Fandango
Con: Elio Germano, Paola Minaccioni, Giuseppe Fiorello, Margherita Buy, Vittoria Puccini, Cem Yilmaz, Andrea Bosca.


Uno dei film italiani più coinvolgenti degli ultimi anni.
Anche se Özpetec proprio proprio italiano non è.
Ma  a me piace considerarlo comunque un orgoglio nazionale: se non ci fosse lui, il cinema italiano sarebbè davvero morto, deceduto, sepolto. O quasi. Per fortuna che Özpetec c'è, insomma. E che ci regala una delle sue perle ogni due anni circa. Dopo il riuscitissimo Mine Vaganti, con la sua impossibile impresa di sdoganare Riccardo Scamarcio dal ruolo del bullo mocciano, lo aspettavano tutti con fervore, un nuovo film del Maestro. Che, di certo, non ha deluso le aspettative.
Credo che solo lui sia in grado di mettere in scena, nel vero senso della parola, una pellicola così.
Una storia diversa, finalmente. Pirandelliana. Surreale. Magica. In bilico tra finzione e realtà, incomprensione su cui è giocato l'intero film. In maniera magistrale, perchè ci tiene legati alla sedia dalla prima all'ultima scena. E lo fa con estrema leggerezza e pacatezza, quasi sottovoce e senza effetti speciali, proprio come piace a me.
Elio Germano è Pietro, un giovane attore trasferitosi a Roma dalla Sicilia in cerca di un briciolo di fortuna. Insicuro, pieno di ossessioni e manie compulsive ma per lo più tranquillo, Pietro fa il cornettaro di notte per riuscire a pagare l'affitto di una casa tanto vecchia quanto affascinante nel caratteristico quartiere di Monteverde vecchio. Ed è proprio in questa casa dall'atmosfera anni '40 che Pietro farà un incontro del tutto irreale, ma che segnerà la sua vita.
Non voglio svelarvi il perchè, ma nella casa di Monteverde vive da tanti anni nascosta e imprigionata la Compagnia di attori Apollonio, fondata nel 1939. Attiva durante tutto il periodo della seconda guerra mondiale e finanziata dal fascismo, portava in scena spettacoli irriverenti ed ironici. Dei componenti della compagnia non si hanno più notizie dal 1943, e della loro morte si è persa ogni traccia. Fantasmi, presenze sovrannaturali. Ma talmente tangibili da sembrare veri, tanto che, dopo i momenti iniziali di spaesamento, Pietro instaura con loro un bellissimo rapporto. Diventano suoi amici e consiglieri, e gli fanno un pò di compagnia, nella sua esistenza così solitaria.
All'interno di questa compagnia immaginaria troviamo il fantastico Giuseppe Fiorello, uno dei pochi Attori con la A maiuscola, che può fare tutto, dal cinema alle fiction tv, e inoltre Margherita Buy, Vittoria Puccini e Andrea Bosca, anche lui lanciato dallo schermo televisivo.
Realtà o finzione? Finzione o realtà? Queste le parole d'ordine di tutto ciò che routa attorno alla Compagnia. E anche il nostro Pietro non sa più in quale mondo sta vivendo. Özpetec ci svela piano piano la storia e le vicende contorte di questo gruppo di teatranti, e il finale vi lascerà ancor più affascinati da queste magnifiche presenze.
Le atmosfere un pò retrò unite alle musiche travolgenti, appropriate e che ricordano vagamente i Buena Vista Social Club, vi cattureranno e vi faranno immergere completamente in questo mondo dove tutto è rappresentazione.
Se Pirandello fosse ancora con noi, sarebbe fiero di Özpetec: i suoi sei personaggi hanno finalmente trovato un autore.










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